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QUALCHE RIGA del Libro Secondo

Un amico, che mi segue con costanza, mi ha chiesto alcuni brani del  Libro  Secondo.

Accontentarlo è un piacere.

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Mi scoprii una volta a confidargli:

“Sai Johannes che dopo tanto tempo, sono alcuni anni ormai, ancora non mi sono stancato di questo lavoro e, a volte, trovo notizie che ancora mi fan arrivare a sera senza rendermi conto del trascorrere del giorno!”

“Sono le vicende dell’Uomo, caro Tomaxius, che sempre avvincono! Purtroppo qui ne abbiamo di diversa e contrapposta natura.  A volte, rileggendo alcuni scritti mi sono chiesto, e credimi penso di bestemmiare al solo pensarlo, dove fosse Dio in certi frangenti.  A volte invece ho scoperto atti di umanità degni della santità più pura”.

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Dopo aver a lungo camminato a mò di belva feroce racchiusa in un’angusta gabbia, si fermò a guardare il fiume dalla finestra che prendeva luce da che il sole s’era levato e fino al tardo pomeriggio. Espulse di botto tutto il fiato che s’era trattenuto in corpo e si rivolse al notaro:
«Di’ pure a coloro che a te si son rivolti per questa ignobile petizione che hanno non solo perduto il loro tempo sottraendolo a doveri sacrosanti verso il loro vescovo, ma hanno anche perduto il senno!!!…».
Poi il tono di voce si fece all’improvviso basso. Era però altrettanto minaccioso e sembrò sibilare:
«…di’ loro che lo ritrovino in fretta perché la mia pazienza non potrà tollerare altre mancanze. Sei libero di andare».
Appena liquidato il notaro, il vescovo fece chiamare immediatamente il prepositus:
«Leggi Iusto, leggi cosa scrivono i tuoi fedeli, ecco qua leggi!!!» lo investì scaraventandogli il foglio in faccia.
«Tu non ne sapevi niente??? Tu vivi qui in mezzo a loro, in mezzo a queste serpi, a questi sepolcri imbiancati, saranno venuti da te in raccoglimento a ricevere sacramenti e benedizioni e poi ecco cosa tramano!».
La voce e la rabbia erano ora risalite:
«E tu non ne sai niente???».

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Il primo colpo gli giunse sulle spalle e lo fece ruzzolare a terra. Il figlio si mise ad urlare e, lasciato il mantice, saltò sulla schiena all’aggressore di suo padre cercando di stringergli il collo. Le urla del ragazzo fecero accorrere Gulielmo che, vista la situazione, afferrò a due mani il palo che serviva per sprangare i due battenti del portone e urlò:
«Alberto togliti! Lascialo! Vai via!».
Come il ragazzo mollò di colpo la presa andando a cadere un poco lontano, il robusto palo sibilò nell’aria ed avrebbe spaccato in due la testa di Gregorio se costui non avesse prontamente alzato il ferro che teneva saldamente in mano. Il colpo andò a segno comunque colpendo di striscio una spalla, ma per la stazza che era e la furia che lo invadeva, quello fu un modo per aizzarlo ancor di più anziché smorzarne la foga.
Zambono si rialzò a fatica e, dopo essersi dato una scossa per rendersi conto di cosa stesse succedendo, prese le lunghe pinze in ferro che usava per togliere il materiale incandescente dal fuoco, si trovavano proprio lì sotto al naso, e si buttò contro il suo aggressore.
I due fratelli Zeresolis non avevano la struttura massiccia di Gregorio, ma in due si può ben fronteggiare un energumeno grosso quasi il doppio di ognuno di loro.
Botte da orbi si son dati in quella fucina!
Chi, per poco, li vide raccontò poi che persino il palo di legno faceva scintille!

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Magari più avanti ne metterò altri.

Ciao